liberamente ispirata a “Le sedie” di E. Ionesco – adattamento e regia di Vincenzo Borrelli
Due personaggi, che vivono su un’isola, preparano freneticamente le sedie per una serie di ospiti invisibili nell’attesa di ascoltare un oratore rivelare le scoperte del vecchio, probabilmente sul senso della vita e sui suoi piani per migliorare l’umanità. Due anime antiche, candide d'abito, di capelli, di spirito. Candide per la polvere che ricopre i propri ricordi, il proprio vissuto, le proprie amicizie, inimicizie, gli amori inespressi. Due anime sedute, si sostengono a vicenda, reciproco sestante di vita, faro di salvezza, specchio di giovinezza andata. Nel buio della loro solitudine, s'illuminano dei racconti reciproci. A poco a poco la stanza si anima nei loro occhi, si perdono in un delizioso unisono di doveri d'ospite, non danno tregua all'incedere tracimante della malinconia, le due sedie fredde sembrano lasciar spazio al sole che entra dalle finestre, al delizioso vociare inconcludente delle feste, ai corteggiamenti sospirati o espliciti, alle risate, alla trepidante attesa degli astanti verso l'annuncio essenziale, lo svelamento del segreto della felicità, troppo ambizioso? Della serenità. La coppia si affanna, saltella, indietreggia, si scosta, danza, spiazza, lo spazio si fa denso, il segreto è sull'orlo dell'esplosione, mille bocche di rosa che furono restano appese, i loro occhi cerulei sbattono vezzosi e furiosi in attesa, proni, adoranti da uomo su sedia e... invece il mistero implode.
Gli ospiti invitati sono tutti, ovvero tutte le persone del mondo: la loro invisibilità, assieme a molti altri elementi, fa presupporre che si tratti di un mondo post-apocalittico – il più anziano, ad esempio, parla della distruzione di una metropoli, ricordo ormai sbiadito, tanto da non riuscire a ricordarne più neanche il nome. L’opera conserva alcuni tratti morbidi della pièce originale, che si svolge su un’isola presumibilmente ubicata in Francia, scostandosi però dalla collocazione geografica, in modo da dare al lavoro un punto di vista universale.
Accanto ai due protagonisti vivono gli oggetti, le sedie, presenze indispensabili cariche di storie e rimembranze, segni del linguaggio destinati allo sguardo dello spettatore. Le sedie sono come vite sospese, come il nostro passato collettivo appeso a fili delicati. Questo testo del teatro dell’assurdo di Ionesco lascia un messaggio attuale sul nostro vivere o credere di vivere sempre alla ricerca di soluzioni epocali, attraverso i molti livelli di lettura che esso contiene all’interno della sua struttura drammaturgica, dai più immediati e comici a quelli più enigmatici e prospettici.
Largo Italo Stegher, 2
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